Romanzo civile
Nell'estrema lotta di un uomo, lo spirito di una generazione di giusti.C'era a Palermo – come probabilmente in ogni altra grande città – una generazione di intellettuali instancabili e amici di ogni ora; di aristocratici per vocazione e indole – quando non per nascita –; di militanti di sinistra estrema rapiti da eleganze spartane; di provinciali abituati a guardare più lontano; di moralisti dalle idee e i costumi liberi anche se di giudizio severo e a volte non privo di una candida doppiezza. Donne e uomini dalle molte virtù, graziati dalla storia a non dover esercitare i loro difetti. La loro biografia è, per verso o per converso, la biografia dell'Italia del dopoguerra. E questo libro scritto da una di loro – giornalista famosa di un giornalismo di inchiesta dalla tempra antica e piacevolissima scrittrice di cose civili – vuol fermarne il ricordo sull'orlo di un oblio inspiegabilmente rapido. Narra di un giornalista ed editore, sullo sfondo del suo gruppo di amici e compagni, chiamato da una scelta tragica a ritessere, nel tempo brevissimo che gli resta, i fili della sua vita e dei suoi ricordi in una trama capace di difendere le fragili ragioni della vita contro l'irrazionale e l'orribile. Ed è un vivido, corale e commovente racconto morale (sebbene il titolo lo qualifichi «civile»: riflesso dell'ansia nobile, propria di quella generazione, di dare universalità a ogni felicità come ad ogni dolore).