Il segno rosso del coraggio
Il segno rosso del coraggio rese Stephen Crane tra i più importanti romanzi della narrativa americana, celebrato da H.G. Wells, fonte di ispirazione per Joseph Conrad, racconta le vicissitudini del giovane soldato Henry Fleming durante la Guerra Civile. Un lungo sguardo scettico e disincantato su di un mito celebrato della storia statunitense: Nord e Sud, Unionisti e Confederati, governativi e «ribelli», «Blu» e «Grigi», nel conflitto con più morti di tutta la storia americana.Un lungo sguardo scettico e disincantato su di un mito celebrato della storia statunitense: la Guerra di Secessione del 1861-65, Nord e Sud, Unionisti e Confederati, governativi e «ribelli», «Blu» e «Grigi», nel conflitto con più morti di tutta la storia americana. Un grande romanzo di guerra scritto dalla parte dei vincitori, una generazione più tardi, un racconto crudo che toglie gloria alla guerra, e sfata la rappresentazione semplicista del coraggio. È un ragazzo soldato che racconta, in bilico tra il desiderio di essere un eroe e la paura dominante, la calcolata viltà e l'automatica violenza. Lo scrittore e storico Alessandro Barbero, che ha tradotto e curato questo volume, riporta come fu la lettura del Segno rosso del coraggio a ispirargli il forte interesse per questa guerra, e in particolare per gli aspetti emotivi dei soldati, fino a portarlo a scrivere Alabama, romanzo ad essa dedicato. E nell'Introduzione a questo capolavoro scrive: «The Red Badge of Courage apparve quando le ferite della Guerra Civile si erano ormai rimarginate, e una popolare letteratura di guerra, spesso pro-dotta da scrittori meridionali, aveva abituato i lettori a celebrare con eguale calore l'eroismo dei Blu e dei Grigi; additando i combattenti di entrambe le parti a modello di coraggio e di ab-negazione. Nel romanzo non c'è traccia di quella celebrazione convenzionale. Ma Il segno rosso del coraggio è anche un romanzo psicologico; anzi, trattandosi d'un libro che rispetta fedelmente le unità di tempo e di azione, bisogna dire che una percentuale insolitamente importante dell'azione ha luogo nella mente del protagonista. L'analisi delle pulsioni elementari che spingono Henry Fleming (ma per l'autore e per noi è sempre e soltanto “il ragazzo”) è un capolavoro non soltanto di introspezione psicologica, ma di studio delle dinamiche di gruppo». Scene da tutti gli angoli del campo di battaglia si riflettono nella mente e negli occhi del «ragazzo», e il lettore, il quale trepida per la sorte di lui, è contagiato dalla febbre della fuga e dell'azione, rivive il primo incontro con la morte, lo strazio dell'ultimo addio, gli attimi di pietà per il nemico, l'affiorare dei ricordi di casa.