Libro di furti. 301 vite rubate alla mia
Le vite di carta di Eugenio Baroncelli sembrano non esaurirsi mai. Lo conferma questo Libro di furti che offre, ancora una volta microbiografie, miniature filosofico-letterarie che hanno la capacità di riunire in un gesto isolato, in un capriccio dell’attimo, in un’ironia della vita il racconto intero di un personaggio. Le microbiografie scritte da Eugenio Baroncelli, in questo e nei volumi che lo precedono quasi a formare un’enciclopedia dei personaggi in miniature filosofico-letterarie, hanno la capacità di riunire in un gesto isolato, in un capriccio dell’attimo, in un’ironia della vita il racconto intero di un personaggio. Sono figure dell’immaginario (Proust, Marx o Emily Dickinson assieme al Vagabondo di Lilli; Fellini, Casanova, Messalina con Jenny la tartaruga terrestre; Nietzsche, Giuseppina Beauharnais e la creatura di Flaubert Emma Bovary), ritratte con esattezza grazie a un’erudizione enorme e divertita che scopre dove nessuno guardava, che ricorda ciò che chiunque considerava superfluo, che cataloga ciò che sembrava a tutti polvere o confusione. I tanti volti, che sfilano nella galleria varia e vivace di questo libro, sono riuniti assieme dal tema della «vita rubata». Il grande nel piccolo, questo criterio che guida la penna di Baroncelli, si ha anche nella duplicità di lettura che offrono i suoi brevi brani. Il piccolo fatto curioso che può dare stupore o sorriso, oppure una smorfia di dolore e ripugnanza, offre nelle sue frasi anche lo spazio di una meditazione.
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