L' atroce delitto di via Lurcini. Commedia nera n. 3
Con questa terza «Commedia nera», Recami riconferma la sua satira dei costumi sociali in chiave di umorismo nero, una comicità basata sul paradosso, sul contrario, sul grottesco, nella quale riesce benissimo. Una palazzina in disarmo vicino la stazione ferroviaria di Santa Maria Novella è diventato il rifugio di disperati e senza tetto. Affollato di carabattole, abitato da una comunità variegata, vecchie coppie, balcanici, una famiglia di indiani, giovani in viaggio, ex prostitute, preti spretati, un paio di punkabbestia. Le regole del ricovero sono dettate dal decano dei clochard, Franzes, che lo amministra come un albergo, distribuisce i posti, riscuote l’affitto, seda le liti, espelle gli indesiderati. E quando c’è aria di rissa impugna un decespugliatore e impone il silenzio. È un imprenditore caduto in disgrazia Franzes, caratteraccio e vizio del bere, ma sa parlare bene e imporsi. Una mattina si sveglia tutto sporco di sangue, fra le mani un coltellaccio, sotto le coperte una parrucca rossa e tacchi a spillo. Non ricorda assolutamente nulla di quel che è accaduto la sera prima, complice una poderosa sbornia. Leggendo sul giornale che in via Lurcini è stata uccisa a coltellate una donna, completamente calva, si domanda se non sia lui l’assassino… C’è poi una novità, che potrebbe per lui dimostrarsi assai remunerativa. Un famosissimo coreografo vuole produrre uno spettacolo dal titolo Gli ultimi che sarà rappresentato in anteprima proprio nello stanzone dei senzatetto: questi saranno gli attori, parteciperanno alle coreografie restando quello che sono: gli ultimi, i diseredati. L’evento sarà seguito dai media di tutto il mondo. Il locale viene completamente modificato, gli homeless coinvolti nei preparativi e nelle prove, ferve l’attesa. Mentre Franzes continua nella sua ricerca della verità, si sviluppa una serie di reazioni a catena. Commedia «canaglia» dove i poveracci sono più cattivi degli altri, peraltro infingardi, ipocriti e pronti a vampirizzare il disagio (altrui). Un Brutti, sporchi e cattivi che guarda sarcasticamente soprattutto al mondo dell’arte e a quello di chi si fa paladino, a debita distanza, della causa degli «ultimi».
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