Tradurre un continente. La narrativa ispanoamericana nelle traduzioni italiane
Grazie ad autori come Garcia Marquez, Borges, Vargas Llosa, Cortazar, nella seconda metà del XX secolo la letteratura ispanoamericana ha assunto uno spazio di primo piano nel panorama dell'odierna Weltliteratur. Per la cultura italiana, è stata una seconda scoperta dell'America: al posto delle meraviglie del nuovo mondo, incanti, splendori (e a volte stereotipi) del realismo magico e dintorni; al posto delle caravelle di Colombo, le traduzioni di romanzi come Cent'anni di solitudine, L'aleph, La città e i cani, e molti altri. Osservare la narrativa ispanoamericana contemporanea attraverso lo studio delle versioni italiane di quei testi diventa l'occasione per riflettere sulla ricezione di quella letteratura nel nostro paese e sulle forme e i modi della traduzione letteraria. Guardando non solo agli autori ormai universalmente riconosciuti, ma anche a quelli che - forse proprio per le difficoltà della loro traduzione - rimangono tuttora meno noti in Italia. Nella traduzione di romanzi o racconti ispanoamericani le sfide, o le insidie, possono essere molte: le trappole dell'esotismo con i suoi miraggi; la ricerca di una resa dell'alterità culturale (flora e fauna, storia e costumi sociali, gastronomia, etnografia) che non sacrifichi la letterarietà del testo; il confronto con un immaginario non privo di semplificazioni e luoghi comuni; le peculiarità dello spagnolo d'America, oltre ovviamente a quelle dello stile di ciascun autore.
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