La misura delle cose
Tea, vive in un'isola delle coste spagnole, insieme a Julio, il compagno. Vi è giunta quasi per caso, trascinata da un'amica giornalista che doveva fare un servizio sul naufragio, al largo della Galizia, della petroliera Prestige; ma poi è rimasta, impegnata in progetti di difesa ambientale. Il suo è il nostro tempo di sciagure, in cui si creano catastrofi dove la raggiunta potenza dell'uomo si scontra con la sua inadeguatezza etica: cataclismi lontani che irrompono a spezzare la crosta sottile delle esistenze private. Adesso, sull'isola le giunge una lettera del fratello Nick, molto più grande di lei e che non vede da anni. Da tempo è immobilizzato da una malattia che lo costringe a vivere dentro il suo corpo come un estraneo, e chiede alla sorella l'estremo disperato aiuto che a nessun altro può chiedere. La giovane donna con un'intensa, stranamente presaga sofferenza, decide di separarsi da Julio per seguire il richiamo del fratello. E' sospesa e intraprende un viaggio in cui, come una preparazione successiva alla più drammatica e solitaria di tutte le decisioni umane, conoscerà altri intensi incontri, l'aspetteranno altre prove e altre visioni di sofferenza portate dall'uomo all'uomo. E' un tragico conflitto che a poco a poco sente crescere in lei, l'antico dilemma di Antigone divisa tra due fedeltà e due doveri. Con la sua scrittura densa e alta, elaborata e suonante, Rebulla ha scritto una moderna tragedia classica: lo scontro di una piccola eroina con le onde della vita e con il suo fato vendicativo, rappresentato dal fragore violento dei tempi.
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