I vedovi

I vedovi

Ancor più che scrittori di gialli, Boileau e Narcejac furono costruttori di thriller a enigma, di misteri intricati con al centro una fissazione paranoica di cui non si capisce, sino al disvelamento finale con colpo di scena, se sia fondata su una realtà effettiva o figlia di un puro delirio. Loro scopo narrativo era montare e poi smontare il meccanismo che incastrava realtà e incubo, a mescolarli e confonderli. Così nella "Donna che visse due volte", il cui tema della vertigine piacque a Hitchcock per ricavarne il film. Nei "Vedovi" l'ossessione è costituita da una gelosia morbosa che opprime il protagonista. Attorucolo giovane e aspirante scrittore, la sua mente e il suo tempo sono prevalentemente dannati a ricostruire i modi, le circostanze e i protagonisti dei tradimenti di cui sospetta la bella moglie, una modella di successo nel mondo della moda. Fantasie dolorose alimentate dall'ambiente promiscuo che circonda entrambi: la mondanità luccicante dei premi letterari, l'industria dell'effimero ai suoi primi passi al tempo (fine anni Sessanta) della vicenda, un giornalismo rumoroso insinuante e spregiudicato. E all'estremo, la gelosia diventa frustrazione; la frustrazione spinge al delitto; e il delitto lo caccia, per cause fortuite o per calcolato disegno, in un complotto, reale o immaginario. Ne resta prigioniero, solo a tratti gli pare di indovinare una regia nascosta e non sa che parte di preciso lui stesso vi reciti.
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