Il Sacro Graal. Tra mito, leggenda, letteratura e storia
In tutto, la prima fonte del Sacro Graal, da cui letterariamente nasce l'avventura e il mistero del calice di Gesù, è racchiusa in un piccolo nucleo di romanzi prodotti in non più di una cinquantina d'anni (dalla seconda metà del XII secolo alla prima del XIII). Eppure da allora se ne parla e l'incidenza e l'influenza di questa figura mitica persistente - e cangiante: di volta in volta calice, piatto, pietra e altro ancora - dura quanto l'intero arco della civiltà occidentale europea. Oltre che la fantastica 'cerca' (i suoi episodi, le sue fonti, i suoi diversi significati) l'oggetto di questo vastissimo studio è appunto quella domanda: come mai una così ingombrante e radicata presenza? Per rispondere l'autore compie del Graal un'esplorazione spettacolare, minuziosa, spericolata verrebbe da dire per la quantità di luoghi visitati (cartacei, ideologici, religiosi, geografici, storici, letterari). Renda è uno studioso di impostazione junghiana, per cui a sorreggere il suo sforzo di ricerca di una vastità più unica che rara, vi è la considerazione del Sacro Graal come di una realtà, poiché ogni fenomeno psicologico è vero e reale per lo psicologo analitico; una realtà viva più di un oggetto materiale, per la sua ricchezza di cause e circostanze, nell'universo dell'Inconscio collettivo. "Forse il Sacro Graal e le sue leggende rappresentano il tentativo dell'umanità del tempo di 'costruire' una nuova mitologia inerente, in maniera più o meno simbolica e occulta, ai valori del mondo cristiano, pagano, musulmano ed ebraico (cioè di tutto il mondo allora conosciuto). Una sorta di "griglia mitologica" dove inserire contenuti pagani che la tradizione popolare, convertita al Cristianesimo, non poteva cancellare del tutto, e valori ebraici e musulmani che solo attraverso la simbologia potevano, per quanto velatamente, essere trasmessi in un mondo sempre più cristiano".
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