Inquisitori, negromanti, streghe nella Sicilia moderna (1500-1782)

Inquisitori, negromanti, streghe nella Sicilia moderna (1500-1782)

Questo nuovo volume sull'Inquisizione spagnola in Sicilia non si limita ad aggiungere la grande vastità di fonti da cui prende, negli archivi siciliani e spagnoli (derivante dall'informatizzazione di 6.500 vicende giudiziarie trattate dal Tribunale). Sceglie anche un punto di approccio del tutto originale: la repressione della magia nell'Isola, un aspetto non indagato finora nonostante la sua presenza pervasiva e dominante nell'attività del sistema inquisitoriale. La caratteristica che più impressiona della ricerca è l'immagine estremamente dinamica del Santo Tribunale che offre: un'istituzione osservata seguendo il suo movimento di sviluppi successivi e continui, guidata da un'intenzione strategica. Si ha correntemente dell'Inquisizione l'idea di un tribunale normalmente contrapposto ai casi di eresia, malcostume e magia che man mano si presentavano. Invece, dalla scrittura chiara e appassionante di Maria Sofia Messana, dalla sua gigantesca erudizione e competenza di fonti, emerge il sistema inquisitoriale nella sua forma di un disegno progressivo e complessivo volto scientemente ad abrogare o sovvertire qualunque traccia di autonomia nell'immaginazione e nella pratica del soprannaturale. Con uno scopo duplice, religioso e politico: da un lato, ricondurre ogni rapporto col sovrannaturale, del tutto ridotto a rituale, sotto il monopolio esclusivo ed unificante della Chiesa, "ossia il preciso disegno di dominare e guidare la cultura popolare"; dall'altro "di servirsi della lotta contro l'eresia per ristabilire distanze ruoli e ranghi". Il filo di una strategia che si dipana a onde successive: l'offensiva contro gli eretici e gli 'immorali', contro la magia alta, contro la stregoneria e le affatturazioni, contro la negromanzia e le pratiche di magia medica e le credenze popolari, più diffuse e radicate di quanto si creda. Dunque un'immagine in movimento di due secoli di repressione (non semplicemente distruttiva ma anche produttiva di una nuova mentalità) resa possibile dal fatto che il bersaglio di questo libro non è solo l'Inquisizione, ma anche il contemporaneo sviluppo della magia in Sicilia come ricerca di contatto con il sovrannaturale, il preternaturale, l'occulto, di cui gli 'autodafé' rimandano, come uno specchio fedele, "un profilo dell'eretico, del rinnegato, della strega, dell'adultero, come lo vede l'inquisitore, come l'individua il delatore o come lo rappresenta la popolazione". Per cui, un itinerario nell'universo inquisitoriale che è anche un viaggio nel magico della Sicilia tra medioevo e moderno, nel momento in cui il massimo della sua manifestazione coincide col massimo della sua repressione.
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