Aristotele e il mistero della vita
Atene nel IV secolo è una città divisa e complessa inserita in un gioco politico di portata epocale: l'ellenismo è alle porte e Aristotele, che era stato il precettore di Alessandro Magno, è impegnato con una delle parti in causa, quella filoalessandrina, mentre l'altra parte, quella avversa ad Alessandro Magno, cerca di colpirlo e , con lui, di colpire tutto il partito macedone ad Atene. Un intrigo politico è dunque alla base di questa quarta avventura di Aristotele detective: da far credere che l'opera del grande Stagirita, cui si ispira ciascuno dei romanzi di Margaret Doody, sia la Politica. Ma il complotto è solo uno dei fuochi del racconto. Per il resto Aristotele, col suo aiutante Stefanos, è preso in una peripezia che lo porta da una parte all'altra del Mediterraneo orientale, sulle tracce di una serie di misfatti e di una catena di delitti sanguinosi. Lo attirano contemporaneamente le ricerche di Filosofia della Natura e i fili della ricerca dei criminali, per risalire oltre alla testa del serpente, il centro della trama delittuosa che riporta ad Atene. E per l'occasione sfodera una grinta, per così dire, realistica, e anche una inusitata sveltezza di mano, che rimanda a una specie di 'hard boiled school' di tre secoli prima di Cristo o alla 'spy story' di una guerra fredda con una posta enorme: è in questione lo spostamento o meno dell'asse principale della civiltà verso l'Asia. Le sue conoscenze scientifiche lo aiutano molto e come negli altri romanzi, la sapienza filosofica. E la sfida del viaggio a caccia di indizi funziona da metafora per l'altro viaggio che si svolge parallelo, quello instancabile delle sfide della scienza.
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