La follia dei Monkton
Da solo o in sodalizio con il suo amico Charles Dickens, Wilkie Collins era un prolifico maestro della narrativa sensazionale. Si può dire che ne fu l'inventore e la sua capacità di maneggiare la suspense, nera o criminale, lo pone tra gli iniziatori del genere poliziesco. Ma "La follia dei Monkton" non trovò posto tra le pagine della popolare rivista su cui pubblicava, perché il direttore Dickens temeva di urtare la sensibilità dei lettori. La storia infatti riguardava qualcosa di più scabroso e realistico di un semplice complotto: le trame di una follia. Una follia resa indecifrabile e lasciata nell'ambiguità fino alla fine, perché mescolata con una storia di fantasmi, un'antica maledizione di famiglia, le stanze di una grigia abbazia, e un'avventurosa spedizione nella terra eletta dell'esotismo di allora, l'Italia. Ed è un miscuglio che lascia, però, trasparire il segreto compositivo di Collins e le ragioni della fortuna duratura del genere da lui inventato. Avvolgere il quotidiano nelle spire del mistero, narrarlo in prima persona col linguaggio del cronista, e rendere inquietante ai lettori la loro stessa ordinarietà.
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