La riva lontana

La riva lontana

Sul finire dell'Ottocento, l'onda della colonizzazione francese sospinse migliaia di siciliani a emigrare in Tunisia. Fu una strana migrazione. I siciliani venivano a occupare una posizione intermedia, non erano l'élite coloniale, non erano lo strato inferiore della popolazione indigena, si immettevano entro una complessa stratificazione, che non si divideva semplicemente tra colonizzati e colonizzatori, ma conosceva una più ricca gamma di identità etniche e sociali. Già i figli dei primi immigrati nacquero in Tunisia, i nipoti non parlavano più nemmeno l'italiano quando, alla metà degli anni Cinquanta, la raggiunta indipendenza li costrinse a lasciare quella che era ormai la loro vera e unica patria. Uno spicchio, un frammento, una tessera di questa perduta epopea - la conquista del deserto, la faticosa cura di nuove e speciali radici umane, strane amicizie e piccoli amori, la scoperta della varietà umana laddove si credeva solo l'uniformità del diverso, il crogiuolo di lingua e di costumi tra i coloni, l'ascolto via via più distratto degli echi attenuati dall'Europa e dall'Italia, la perdita e la riconquista della lingua, abitudini alimentari, giochi e modi di passare il tempo - in questo libro di Marinette Pendola, che era nel 1956 una delle ultime bambine tunisine-francesi-siciliane. E' il giorno dell'addio in Tunisia. La famiglia si prepara per l'imbarco finale verso la riva lontana. Ogni oggetto riposto nei bauli, ogni luogo, ogni viso reca con sé le coltri del ricordo di tre generazioni sradicate.
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