Una frase, un rigo appena

Una frase, un rigo appena

Molto amato e molto letto in Italia e nei molti paesi in cui è stato tradotto, "Una frase, un rigo appena" racconta una storia di desiderio. Intorno a un vitellone di provincia (uno sperduto paese della Pampa argentina, anni Trenta) roso dalla tisi e il cui unico pregio è una maschia bellezza da divo del cinema, si muovono le sue donne: la fidanzata, le amanti, la madre, la sorella. Un'umanità femminile che intesse trame e spera di vivere secondo i canoni della letteratura rosa, delle canzonette di successo (da un ritornello di un celebre tango è tratto il titolo), delle più fascinose pellicole d'epoca. Ma non riesce inevitabilmente che a tingere di velleitarismo e tragicomico la sua miseria vera e quotidiana, fino all'esito scontato del risentimento e della frustrazione: il delitto. Il tema del desiderio distorto dalla subcultura di massa, in cui è costretto a germinare, è un tema classico di Puig, a dare efficacia maggiore al quale lo scrittore argentino adotta qui uno stile che intende riprodurre fedelmente i documenti naturali che la vita e le tragedie quotidiane lasciano come detriti: lettere, album di fotografie, rapporti di polizia, trasmissioni radio: tracce di esistenza intersecate da dialoghi che un orecchio imperturbabile e impietoso registra. Uno stile al quale la nuova traduzione di Angelo Morino restituisce le sfumature, il colore e il calore.
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