Sulla felicità a oltranza
Un ingenuo e provvisorio abitante del mondo - o meglio, forse: "di un bordo del mondo, sempre a pelo della sparizione" -, racconta della sua crescita e formazione così come la rivisse nei tre anni fatali in cui il nucleo più importante dei suoi affetti (una zia, la madre e infine il padre, a brevi intervalli) venne precocemente a mancargli. Uno spazio di tempo sospeso tra sogno e sfacelo, su un tempo "faticoso ma bello", conosciuto da una specie di "cervello totale", formato da lui stesso e dalla parte di sé che quegli affetti ritenevano gelosamente, che attraversa esperienze nuove e ridefinisce le antiche, finendo col riepilogare un mondo e annotarne per sempre i suoi più vitali significati. Nell'attesa, nell'incubazione e nella riuscita di "una felicità a oltranza". Ugo Cornia è un giovane scrittore alla sua prima opera, dallo stile capace di riprodurre i toni del vitalismo della civiltà antica dei municipi italiani e, insieme, di vibrare con le sensazioni estraniate e dislocate dell'esperienza giovanile. Una lingua immediata e attuale, ma con un nucleo di classicità e di smaliziata autoironia.