Cavaliere senza ritorno
Senza mai darsi un nome, forse non credendo di meritarlo, un giovane della bassa nobiltà destinato a diventare cavaliere racconta in prima persona della sua formazione e del suo apprendistato. Imprese e scontri senza gloria, potenti senza grandezza, collere senza ragioni, magie insignificanti, sogni, scorrono ai suoi occhi e sono come le stazioni del viaggio verso il silenzio che l'attende. Ana María Matute, tra le maggiori scrittrici spagnole del secolo, sceglie un medioevo svuotato dal tempo, in paesaggi desolati e arcani che si immaginano sospesi sulla nebbia di un'alba nordica, per una storia di spreco e dissipazione. Quasi che quell'età di attesa e di incompiutezza fosse la più adeguata alla rappresentazione di un generale destino della condizione umana.
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