Madrigale
"La casa del 1908", il primo di questi tre racconti d'esordio - che hanno tutti a protagonisti i legami della memoria, il tempo e le sue prigioni -, sembra svolgere la traccia di una vecchia poesia di Borges in cui si dice delle cose, gli oggetti che circondano le vite degli uomini, che sembrano essere l'emblema stesso del passare, della polvere, e invece vennero prima e loro sopravvivranno. La casa racconta in prima persona delle generazioni che ospitò e ne disloca le storie e i personaggi non secondo l'ordine del tempo, ma secondo quello dello spazio, sostituendo il prima e il dopo con un qui e là. Come muti immobili spettri, su cui stendere un pietoso e tenero sguardo.
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