Urla senza suono. Graffiti e disegni dei prigionieri dell'Inquisizione
Agli inizi del Novecento, nel corso di uno dei tanti riadattamenti subiti dal palazzo dello Steri di Palermo - in origine dimora di una grande famiglia feudale, poi sede dell'Inquisizione e delle sue carceri - lo storico delle tradizioni popolari Pitrè ebbe notizia di alcuni graffiti, disegni e scritte incisi sulle pareti delle celle dai prigionieri del Santo Uffizio e lasciati a futura memoria. Li visitò, li catalogò, ne fece uno studio che questo libro ripubblica. Gli sfuggirono, però, delle cellette, in un mezzanino dimenticato, con altri graffiti, descritti due anni prima dallo storico La Mantia, e la svista del Pitrè finì col confonderli nell'oblio. Dal quale li trasse, casualmente agli inizi degli anni Sessanta, il giornalista Giuseppe Quatriglio - mentre si svolgevano nel palazzo nuovi lavori di restauro -; e ne avvertì Sciascia, conoscendo quanto il grande scrittore siciliano fosse sensibile e curioso di tutte le notizie connesse alla realtà di quella che considerava simbolo e emblema di ogni barbarie giudiziaria. Sciascia si affrettò a far fotografare tutte quelle disperate testimonianze che, a distanza di secoli, le pareti restituivano: i graffiti scoperti dal Pitrè e quelli riscoperti da Quatriglio, prima che l'incuria dei conservatori della Palermo di allora li guastasse per sempre. Assieme al testo del Pitrè, questo libro raccoglie le vecchie foto dei graffiti, il commento di Sciascia e una Nota di Giuseppe Quatriglio che ripercorre tutta l'avventura della scoperta e della riscoperta. Alla quale Sciascia teneva particolarmente, considerandola come l'estrema e fortuita consegna, da quelle urla senza più suono alla memoria dei tempi presenti, testimoni di nuove inquisizioni. E a salvaguardia dell'intendo di Sciascia, questo libro, che egli di fatto ideò nel 1977, riproponiamo ai lettori in un'edizione accresciuta di nuove circostanze.
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