Il tè a Port-Royal

Il tè a Port-Royal

Madame Daria Galateria é un miracolo che - solo - dovrebbe bastarci... ché a ogni nuova uscita editoriale, sempre e meravigliosamente, ci restituisce l'oro della memorialistica francese tra sei e settecento... quell'oscillare continuo tra Vero e Verosimile, tra l'artificio più mirabolante e il silenzio nell'Antico, le frementi passioni e le austere remissioni... l'essere comunque hilaris in tristitia et tristis in hilaritate, secondo insegna il maestro Giordano Bruno; eccolo, appunto, intagliato in un cammeo il motto tipico dell'esprit de Mortemart, uno dei più spiritosi salotti del tempo: parlare seriosamente delle cose frivole, e in modo frivolo delle cose più serie... In questo gioiello dal titolo già deliziosamente in ossimoro - ( può darsi mai la cerimonia del tè in un convento, camomilla o semolino semmai!)siamo du coté de chez-Port-Royal; e noi che come Julien Green sempre siamo stati ossessionati dal giansenismo, beh... da subito esultiamo...ché meglio non si poteva davvero capitare... ma chissà? magari qualcuno molto bene informato potrebbe chiedersi perché ancora su Port Royal, sopratutto dopo Pascal, i tre volumi in Pleiade di Sainte-Beuve e il meraviglioso Montherland? Non ci eravamo già detti il necessario e il di più a riguardo? Ebbene, No. Madame Galateria ci accompagna ad assaporare quella ''nespola dura, fiaba oscura'' che é l'essenza del secolo decimosettimo: la galanteria, come lama di metallo nobilissimo ma a doppio taglio. Proprio nei pressi dei granai di Port-Royal, là dove Mère Angelique istruisce le novizie del convento, si sono da qualche tempo ritirati in solitudine pensosa i Messieurs. Uomini- se possibile- più che integerrimi, anacoreti nel senso etimologico del termine ''assenti sul posto''; splendidamente abituati a compulsare S'Agostino a pranzo (mezza mela) e l'Augustinus di Giansenio a Cena (digiuno)... che delizia potrà mai rappresentare, allora, essere l'arrivo casuale d'una giovane, fresca e bella, per di più ferita e perciò ''da curare sul posto''? non é certo il caso di star qui a raccontarlo, valga comunque il consiglio vivissimo di leggere attentamente il testo. e le note, tutte - dalla prima all'ultima - ché, da sole, offrono l'esempio di quale livello di ''sprezzatura'' Madame Galateria raggiunga ogni qual volta lasci cadere le sue gocce d'inchiostro (non ce ne saziamo mai, assetati come siamo) sprezzatura sì, come Baldassar Castiglione, come Caccini, come indefesso esercizio della litote, leggerezza angelica... la leggerezza del famoso passo dell'anatra - vorticoso lavorio sott'acqua, per uno scivolare elegantissimo fuori... le note sono appunto dettagliatissime... si immagina l'autrice gettar giù quintali di manoscritti nelle biblioteche di Francia, nondimeno la raccolta fittizia di lettere, cui esse si riferiscono puntualmente, si legge con gusto inesauribile. buona lettura ( e rilettura)

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