Qualcuno alla porta
"In principio c'era terra e pietra ed una goccia d'acqua. La terra e la pietra ristanno, ma l'acqua si muove, cresce. Si fa rivolo e torrente, il torrente diventa fiume. Ci sono molti fiumi. Uno è il Danubio, un altro è la paura".Sembra uno di quei soggetti che piacevano ad Hitchcock (e non è detto che il pressoché ignoto Holiday Hall, scrivendo "Qualcuno alla porta", non avesse in mente le figure di James Stewart e Doris Day, o di Cary Grant e Grace Kelly). Una classica giovane coppia americana, a Vienna per affari (una Vienna del dopoguerra: con le macerie, le zone angloamericane e russe, i viennesi che cercano di sopravvivere e sentono il peso di una colpa collettiva), inciampa senza intenzione in un triplice omicidio. E, un passo dopo l'altro, Casey e Felicia, essendo cacciatori e cacciati nello stesso tempo, si mettono nei guai. Un passo dopo l'altro, un particolare accanto a un altro e - hitchcockianamente - quanto più breve è il passo, quanto più irrisorio il particolare, tanto più cresce la tensione: così li segue il lettore, senza capire bene se stia seguendo le orme di un assassino, un intrigo internazionale, una caccia fatale. Di Holiday Hall, "Qualcuno alla porta" è il secondo, e ultimo noto, romanzo "giallo". Il primo, "La fine è nota" ha fatto pensare a Leonardo Sciascia di trovarsi di fronte a uno scrittore "di qualità diversa, di livello più alto, di miglior vocazione e di diverso avvenire". E cosa sia questa qualità diversa si può forse ravvisare in un modo particolare, lento inatteso inesorabile, di amministrare il crescendo della storia (di fare 'suspence').
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