Assistere al suicidio di un padre, soprattutto se succede quando chi lo vede ha sette anni, è cosa che non può essere superata. Probabilmente si rimane con quello stupore e con l’inconfutabile logica di quella scelta. Fa specie che il suicidio sia detto “insano gesto”, forse nel tentativo di ridurre con la sinedocche la dichiarazione di morte di sé resa da sé; diversamente sarebbe oscena e scabra a dirsi questa cosa che è privarsi di esistere, dell’unica supposta proprietà vera, e farlo davanti agli occhi di un figlio bambino. E quell’ “insano” è ancora più grottesco: l’intenzione giudicante delle parole non convince e non vince...
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