Ma... I signori sposano le brune
Più della 'grande' letteratura, spesso è la 'piccola' ad aggiungere qualcosa al mondo, mentre ne vuole essere lo specchio: ed è il caso, appunto, di questi due libri di Anita Loos: che volevano essere "commedia americana" (a rovescio della "tragedia" che scrittori come Anderson e Dreiser già campivano, preparando l'avvento dei Faulkner, Hemingway, Steinbeck, Caldwell, Cain), satira di un tipo umano e di costume; e finivano invece col creare e diffondere quel tipo umano, quel costume, quella commedia. Il tipo era quello della donna "svampita": sicura soltanto del suo essere bionda, vorace di una indefinita e ignota felicità (indefinita e ignota al punto da non riconoscerla al momento che vi si imbatteva), disattenta, svagata, distratta; e calamitava a sé una maschilità che si potrebbe dire d'apparenza, non priva di complessi e anzi con complessi, per così dire, a fior di pelle. E ne veniva una commedia di costume che non la catarsi suscitava, ma la mimesi. Tanto cinema visse di quella rendita (fino al mito di Marylin Monroe); e la vita vi si adeguò.
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