Le unioni di comuni nella dottrina e negli studi empirici
I comuni italiani hanno riscontrato delle evidenti difficoltà di gestione delle nuove funzioni loro assegnate, in quanto la maggior parte di essi non raggiunge dimensioni tali da consentire la programmazione e la realizzazione di attività e servizi adeguati e a costi accessibili. Per tale motivo il legislatore è intervenuto prevedendo diverse forme di collaborazione, volte alla cooperazione e all.associazionismo intercomunale, tra le quali l'Unione di comuni è la più diffusa. Quest'ultima, introdotta con la legge n. 142/90, è stata radicalmente modificata con il D.lgs. n. 267/2000 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali), in cui l'Unione degli enti cessa di essere una forma transitoria di cooperazione, divenendo alternativa ai Consorzi comunali per l'esercizio congiunto di una pluralità di funzioni senza necessariamente dover sfociare in una fusione. Il presente lavoro si pone l'obiettivo di verificare l'impatto che tale forma di partnership ha avuto negli ultimi anni sulla gestione di funzioni e servizi in forma associata. La ricerca intende analizzare i vantaggi derivanti dall'associazionismo in termini di riduzioni di costo ed efficacia del servizio, pur nel mantenimento dell'identità territoriale dei comuni partecipanti all.Unione.
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