Disciminazione della pubblica amministrazione e tutela del lavoratore. Mobbing ed abusi. Con giurisprudenza nazionale ed estera e casi pratici
Ancora oggi, nei Paesi "civili" si hanno fenomeni discriminatori in forme varie, meno evidenti di quelli terribili avvenuti nel secolo passato ma pur sempre insidiosi e subdoli: sfruttamento del lavoro minorile, discriminazione di tossicodipendenti e portatori di gravi malattie, barriere per disabili, una vita più difficile per le donne, disagio verso omosessuali e transessuali, paura per l'islamico, intolleranza del dissenso politico; le società europee, infine, si confrontano con flussi migratori di popolazioni "diverse". Spesso le forme discriminatorie divengono multiple, per la coesistenza di più fattori di discriminazione insieme. In questo contesto, gli ordinamenti cercano di stabilire minime regole per reprimere le discriminazioni e tutelare la dignità umana senza distinzioni ed in condizioni di uguaglianza effettiva: il legislatore italiano ha recepito nel 2003 le direttive comunitarie antidiscriminatorie. Pur tuttavia, la casistica giurisprudenziale riguardante fattispecie discriminatorie non sembra affatto esaurirsi. Il testo esamina la disciplina antidiscriminatoria comunitaria e nazionale e le pronunce giurisprudenziali in materia, soprattutto nell'ambito del rapporto di lavoro, soffermandosi su quelle che hanno interessato la pubblica amministrazione. Viene tra l'altro evidenziato il paradosso di una pubblica amministrazione, che per definizione dovrebbe operare con imparzialità ed equità, e che spesso pone in essere abusi e discriminazioni
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