Il codice di Newton
A Cambridge, in una fredda mattina di pioggia, un corpo viene ritrovato nel fiume limaccioso che scorre intorno all'università. Galleggia tra i giunchi avvolto in un cappotto rosso; stretto in mano, un antico prisma di vetro. Si tratta di Elizabeth Vogelsang, storica inglese ossessionata dal XVII secolo e dall'alchimia, che stava indagando sulle misteriose circostanze legate all'assegnazione di una cattedra del Trinity College a Isaac Newton, nel 1667. Quell'anno, due docenti erano morti cadendo dalle scale, in apparente stato di ubriachezza; un terzo era morto di polmonite, dopo aver passato la notte in un campo sempre sotto gli effetti dell'alcol; e l'ultimo era stato espulso per malattia mentale, lasciando liberi dei posti all'interno della confraternita. Una semplice coincidenza forse, che però aveva fatto la fortuna del giovane scienziato. Ora il libro di Elizabeth, l'Alchimista, resta incompiuto, le sue scoperte sepolte sotto la polvere e i mille oggetti stravaganti - antichi manoscritti, teschi di animali e conchiglie - che affollano gli scaffali del suo Studio. Quando Lydia Brooke, ex amante del figlio di Elizabeth e sua cara amica, acconsente di terminare l'opera in qualità di ghost-writer, strani episodi iniziano a tormentarla. Improvvisi lampi di luce che danzano sui muri, documenti che spariscono e ricompaiono altrove e la sagoma di una figura umana, avvolta in una pesante cappa. Rossa come le toghe che indossavano i professori emeriti nel Seicento. Intanto Cambridge è colpita da una serie di attentati ambientalisti sempre più efferati. E quando la catena degli eventi precipita, Lydia si renderà conto che tra le morti di oggi e quelle di tre secoli prima esiste un legame che unisce Elizabeth, gli ambientalisti e l'alchimia di Newton. E che alcuni fantasmi non possono essere messi a tacere.
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