L'oro di Mosè

L'oro di Mosè

Nel corso di uno scavo in una grotta di Betania, il villaggio sul fiume Giordano dove fu battezzato Gesù, padre Matteo scopre una serie di scheletri affiancati che portano al collo un collare di ferro simile a quello degli schiavi, ornato da oscure incisioni. All'inizio Matteo, preso dai molti compiti del suo ruolo di custode e preoccupato per l'insorgere di una serie di malesseri che gli procurano forti dolori, e che si riveleranno per i primi sintomi del morbo di Burger, sottovaluta la scoperta. Ma quando padre Vidigal gli rivela che le incisioni rappresentano lo stemma di Federico II, e attorno a lui cominciano a verificarsi strani fatti, Matteo capisce di aver messo le mani su qualcosa che scotta. Evidentemente non è il solo a pensarlo, perché in breve si trova preso in uno strano gioco tra i servizi segreti giordani, il Nunzio apostolico e la figura equivoca dello Sceicco, mercenario e trafficante d'arte. Ognuno è a caccia di qualcosa di diverso. Lo Sceicco e i servizi segreti sono convinti che Matteo li possa condurre sulle tracce di un tesoro che l'imperatore avrebbe lasciato in Terra Santa durante la sua crociata, Matteo e il Nunzio apostolico ritengono invece di essere prossimi a un ritrovamento d'inestimabile valore per la cristianità. Tra molte ambiguità e colpi di scena, con continui ribaltamenti della realtà Matteo, nonostante la malattia, riuscirà a sciogliere il mistero.
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