La vita di Ambrogio narrata da Agostino
Ippona, provincia d'Africa, anno del Signore 397. Da una nave, che ha appena compiuto la traversata del Mediterraneo, sbarca un messaggero con il compito di consegnare al vescovo Agostino una triste notizia: Ambrogio, il maestro di un tempo, colui che aveva giocato un ruolo decisivo e irreversibile nella sua esistenza, è morto. Nel cuore del convertito, ora pastore e uomo di Chiesa, si scatena una tempesta di dolori e ricordi. Nei giorni a seguire, le emozioni verranno a decantarsi, prenderanno forma narrativa, e daranno le mosse al racconto di una vita straordinaria. La narrazione ha l'impianto del romanzo e la trama poggia sulla documentazione circostanziata di un passaggio drammatico della storia dell'Europa. Agostino descrive con acuta partecipazione emotiva la personalità di colui che lo aveva battezzato dieci anni prima. E nel dipingere il volto e la vicenda terrena di Ambrogio, tratteggia a tutto tondo la crisi che caratterizzò quell'epoca di transizione in cui entrambi furono coinvolti: un mondo antico al collasso, in cui le strutture dell'Impero si sfarinavano sotto l'influsso di violenze, conflittualità, corruzione e il nuovo mondo che faceva fatica a nascere e ad affermarsi. Emerge la straordinaria attualità di questi due giganti della storia spirituale e civile del Vecchio Continente, due uomini capaci di far da ponte fra ciò che è stato e quanto deve ancora venire, di immaginare e progettare il futuro, di servire la verità fino all'estremo. La precedente e dizione è stata pubblicata con il titolo "Ambrogio. Così Agostino narrò la vita del maestro".
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