La faccia nera del Vietnam

La faccia nera del Vietnam

"Nessun Vietcong mi ha mai chiamato negro" dichiarò Cassius Clay alla stampa che gli chiedeva ragione del suo rifiuto di partire per il Vietnam. Si beccò una condanna di cinque anni, da una giuria composta da soli bianchi. Partirono invece, e in molti, i ragazzi neri d'America, in quello che per le forze statunitensi era "il primo conflitto integrato a livello di razza". Non mancò di puntualizzarlo un grande giornale, preoccupato di contrastare con la propaganda il sentimento pacifista che cresceva tra gli afroamericani: "Nel Vietnam, per la prima volta, ai neri è stata data la possibilità di fare la loro parte combattendo per il loro Paese". Dimenticava di dire che in proporzione in quella guerra morivano il doppio di neri rispetto ai bianchi. Dimenticava di ricordare che nel Sud le salme dei soldati neri dovevano essere seppellite in cimiteri separati. E che i ragazzi di colore nella giungla vietnamita spesso si trovavano ad affrontare un doppio conflitto: quello nel pantano delle risaie e quello, altrettanto quotidiano, che si consumava nelle stesse basi dell'esercito. Loro, i primi a essere mandati in avanscoperta o in prima linea. Loro, quelli più frequentemente consegnati per insubordinazione. Fu un ragazzo di colore il più giovane soldato americano morto in combattimento in Vietnam. Accadde a Hoi An. Il marine veniva da una famiglia povera di Brooklyn. Aveva sedici anni. Questa storia è dedicata a quel ragazzo. È là storia del Vietnam nero. La storia, raccontata dalle loro stesse parole, del sacrificio, del coraggio, del patriottismo di ragazzi che hanno combattuto a diecimila miglia di distanza dalla loro povertà e dalla loro discriminazione. Per trovare un'ingiustizia peggiore.
Momentaneamente non ordinabile

Dettagli Libro

Libri che ti potrebbero interessare