Il discorso dell'odio. L'Islam, l'America, gli ebrei, le donne: la strada dell'odio è lastricata di buone intenzioni

Il discorso dell'odio. L'Islam, l'America, gli ebrei, le donne: la strada dell'odio è lastricata di buone intenzioni

Il coro del politicamente corretto dice: l'odio con la O maiuscola non esiste. Chi vi punta il dito trascura i veri problemi: disgrazie, frustrazioni, offese. Al più riguarda alcuni Mostri. Così, ogni volta che appare si finge di cascare dalle nuvole. E quelli che testardamente vogliono morire idioti, intonano l'eterna solfa del "com'è possibile che nel ventunesimo secolo accadano cose simili?". Già, perché intanto l'odio se ne frega. Esplode, radicale, e fa tabula rasa, anche a costo di sfociare in un sentimento suicida. Fiorisce. Divampa. Attraversa il pianeta e ci traghetta dall'età della bomba H a quella delle bombe umane. New York, Madrid, Beslan: il desiderio di distruzione prolifica ora che la gestione del potere e del terrore non è più regolata da un confronto tra superpotenze. Questa è l'epoca dell'odio "fai da te". Perché l'odio è la risposta perfetta, un discorso che soddisfa tutte le domande, che ignora i fatti, e vede in ogni ostacolo l'effetto di un complotto. Odio, dunque esisto. Se le cose vanno male, non cercate altrove. La spiegazione è preconfezionata: è colpa del sesso, di chi ha la grana, dei malvagi imperialisti. Dichiarando guerra alla donna che mi turba, agli ebrei che imputridiscono l'umanità, all'America che fomenta il caos, l'odio si veste delle migliori intenzioni. Investe la nostra intimità. Ci interroga sulle ragioni che ci fanno vivere. E il suo fracasso pretende di essere guardiano della nostra pace.
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