Vietnam. Una sporca bugia
È il 1962 quando John Paul Vann raggiunge per la prima volta il Vietnam come consigliere militare. E figlio di un'America ancora inebriata dalla schiacciante vittoria nella Seconda Guerra Mondiale, un figlio indesiderato e illegittimo, con alle spalle un'infanzia terribile. Sbarcato a Saigon, Vann si rende conto che le forze sudvietnamite sono demotivate e mal addestrate. Ma soprattutto, rimane scioccato da una realtà di omicidi e torture, che rischia di far precipitare gli USA nel pantano di un conflitto sporco, corrotto, ingovernabile. Comprende che la sistematica tortura dei contadini e gli scriteriati bombardamenti che colpiscono i civili ben più dei vietcong, non potranno che portare la popolazione a mobilitarsi sotto le bandiere comuniste. Ma il suo grido d'allarme rimane inascoltato. Vedrà sfociare la guerra, anno dopo anno, in una violenta crisi all'interno del suo paese. Vedrà arruolare soldati sempre più giovani, e accumularsi perdite umane enormi e inutili. Vedrà cadere, una dopo l'altra, le illusioni di più di una generazione. Su tutte il credo assoluto nel ruolo dell'America nel mondo, la fede cieca nel destino invincibile della nazione. La sua storia e le sue contraddizioni diventano l'emblema dell'avventura americana in Vietnam, il racconto più lucido sulla "sporca guerra", e una chiave di lettura illuminante per comprendere la politica dell'America di ieri e di oggi
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