La peste nera
Il vento tendeva le vele delle galee genovesi che dalla Crimea stavano entrando nel porto di Messina. Erano le benvenute. Portavano mercanzie da ogni parte del mondo conosciuto, sete, spezie e oggetti preziosi. Quando se ne andarono, cacciate dai messinesi, era ormai troppo tardi. La Grande Morte, la Peste Nera, aveva già fatto le prime vittime e il contagio si stava diffondendo a gran velocità. Era l'ottobre del 1347 e quello era l'inizio del più devastante disastro naturale della storia dell'umanità. L'Italia fu tra le nazioni più colpite. Dalla Sicilia la piaga risalì la penisola, Napoli, Firenze, Milano, Venezia, campagne e città, in una marcia spietata. Nella primavera del 1348 giunse in Spagna, quindi in Francia, in Germania, e poi ovunque. A nulla servivano le Danze della Morte, le processioni dei Flagellanti, i pogrom contro gli ebrei, accusati di diffondere il morbo. Né venivano risparmiati coloro che, come i protagonisti del Decameron, si ritiravano dal mondo illudendosi di beffare la signora con la falce. La gente moriva, per lo più da sola, abbandonata da tutti, a volte senza il conforto dei preti, tra i primi a fuggire. Avvincente e autorevole, scrupolosa e ricca di aneddoti, questa è la storia della terribile epidemia che falcidiò un terzo della popolazione europea. E creò un mondo nuovo.
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