Il diavolo. Biografia non autorizzata

Il diavolo. Biografia non autorizzata

Pelle nera e scagliosa, corna, coda, zoccoli da caprone, occhi rossicci e fiato sulfureo. Non c'è nessuno in Occidente che non riconosca all'istante la descrizione del principe delle tenebre. Ogni tanto il papa o qualche altra figura autorevole ricordano ai fedeli che il Diavolo esiste e che non è una metafora per il male degli uomini, ma una forza esterna e reale. E' comunque impossibile negare, scrive Peter Stanford, che se i cugini di Satana nell'Ebraismo e nell'Islam rimasero figure di contorno, il ruolo del "Seduttore del Mondo" durante la crescita e l'espansione del Cristianesimo fu fondamentale.In verità Satana non è più molto di moda, teologicamente parlando. Preti cattolici e pastori protestanti vorrebbero mandarlo in pensione ma il Diavolo non è d'accordo, e sopravvive tenacemente nell'immaginario popolare, nelle sette, nella letteratura, nei film e in ogni imprecazione dei cosiddetti moderni. Anche la cultura laica, nel freddo linguaggio della psicologia, vede nel lato oscuro della personalità l'equivalente ateo del buon vecchio capro espiatorio, non più sabotatore esterno ma metà nera dentro di noi. L'autore ci fornisce un esauriente racconto della vita di un personaggio la cui risata in questi tempi materialistici sembra quasi dire: "La religione potrà anche morire, ma io no!".
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