Vichinghi. Viaggi, guerre e cultura dei marinai dei ghiacci
Draghi o serpenti sarebbero comparsi sul mare all'orizzonte: gli europei che nel nono secolo vivevano lungo un quasiasi litorale condividevano un incubo. Non mostri marini, ma le prue scolpite nel legno di navi a remi, i fianchi protetti da file di scudi, cariche di feroci marinai guerrieri. Erano i Vichinghi. Quei giganti biondi venuti dall'estremo nord del continente, che roteavano spade e asce come fossero fuscelli, sarebbero saltati a riva, avrebbero issato le navi sulla spiaggia e sarebbero corsi, urlando, a seminare morte, orrore e distruzione senza risparmiare nulla e nessuno. Ma erano davvero solo un popolo di selvaggi assetati di sangue? Donald Logan sostiene che questa visione del contributo dei popoli scandinavi alla nascita dell'Europa sia parziale e prevenuta. La sua è una storia alternativa dei due secoli in cui i Norvegesi colonizzarono l'Irlanda e l'Islanda, i Danesi l'Inghilterra e mezza Francia e gli Svedesi quasi tutta la Russia. Ecco un libro, insomma, scritto "dalla parte dei Vichinghi", in cui le più recenti ricerche archeologiche sono portate a testimonianza della ricchezza culturale e della sensibilità di quel popolo di marinai dei ghiacci.
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