Un po' prima del piombo
"I 134 pezzi di ""Un po' prima del piombo"" costituiscono un insieme coerente. Apparvero su ""Il Mondo"" e il ""Corriere della Sera"" fra il 1972 e la fine del '77, con un'episodica propaggine sull'""Unità"" nell'estate successiva. Possono esser letti come recensioni teatrali fuori dell'ordinario; o come frammenti d'un diario straniato in un lustro grave per l'Italia. Il titolo scelto dall'autore accenna a quest'ultima possibilità, e crea qualche problema fin dall'inizio, visto che nel suo settenario sembrano mischiarsi cipria metastasiana e Brigate Rosse. Appartiene, il libro, alla piccola tradizione italiana dei libri di viaggio nei paesi del teatro, diversi dalle normali raccolte di recensioni e polemiche. Nei ""libri di viaggio"" il teatro interessa come tramite, e mostra perciò in maniera più vivida le sue miserie e i suoi valori. Fra i viaggiatori teatrali, Cesare Garboli si distingue perché pone la propria postazione alla foce degli spettacoli, nel luogo dove si confondono le acque e si forma il risucchio con cui il teatro sbocca nella vita corrente. La scrittura giornalistica muta perciò impercettibilmente natura, e si trasforma in quella d'un 'journal': l'""io"" che guarda e che parla alterna descrizioni, opinioni, scatti e ricordi individuali come se scegliesse di volta in volta gli obiettivi adatti alla ripresa dei paesaggi e delle storie. Storie e paesaggi esulano spesso dalle scene. Ne risultano pezzi speciali, che si adeguano all'imprevisto e riescono stilisticamente a mantenersi in quel punto mosso dove la conversazione sfocia nella scrittura senza ancora fermarvisi. (Dalla prefazione di Ferdinando Taviani)"
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