Immagini della modernità. Il cinema europeo nell'epoca della secolarizzazione (1943-1975)
Questo studio si apre con l'analisi di un film italiano, Ossessione (1943) di Luchino Visconti, e si conclude con l'analisi di un altro film italiano, Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo Pasolini. In mezzo c'è la storia del cinema europeo sviluppatasi nell'arco di tempo compreso tra la fine del secondo conflitto mondiale e i primi anni Settanta del Novecento. Il confronto con alcuni film "esemplari" - essendo le opere cinematografiche un prezioso "documento" per interpretare la storia - consente un avvicinamento alle questioni di maggior rilievo dell'epoca della secolarizzazione. Il neorealismo rappresenta la rivoluzione estetica dalla quale prende avvio il cinema moderno. La politica degli autori a livello teorico, la successiva nouvelle vagite e soprattutto il nuovo cinema d'autore affermatosi negli anni Sessanta, non rappresentano solo una "forma" nuova. La "forma" naturalmente ha una rilevanza non trascurabile. Ma dietro le questioni meramente formali, se si amplia il campo di osservazione, si scorgono le profonde mutazioni antropologiche. Il neorealismo è animato dal desiderio di guardare in faccia le tragedie umane, per mettere a fuoco l'identità stessa dell'uomo. Il passo successivo compiuto dal cinema d'autore conduce lo sguardo cinematografico verso la descrizione dell'autodeterminazione, tratto peculiare della modernità, le cui conseguenze sono intimamente connesse alla "trasvalutazione dei valori" in atto nella società europea.