Il rito. Antropologia e fenomenologia della ritualità
Il rito non è qualcosa che sopravvive a stento all'interno dei cambiamenti propri del moderno e post-moderno, ma al contrario risulta il "vero ordinatore dell'esperienza di senso" prima ancora che questa esperienza possa essere adeguatamente tematizzata. Muovendosi a partire dal filo rosso di questa tesi, l'autore crea un'ouverture panoramica intorno al rito che si estende poi monograficamente all'antropologia, alla visione etologica ed ecologica, mentre, in seconda battuta, si concentra e si condensa poi sempre più intorno alla "pragmatica" del rito come movimento che precede il pensiero e "orienta" nel mondo. Lo sfondo è dato dall'idea che occorre "imparare ad agire per imparare a pensare". Nella seconda parte il libro è dedicato a un approfondimento, storico-religioso, delle coordinate dello spazio e del tempo rituale, portando via via il lettore a scoprire le modalità del rito secondo le categorie della musica, del gioco, della danza, del teatro, delle performance del post-moderno. La consapevolezza rituale del corpo e il riconoscimento dei codici verbali ed extra-verbali del rito istituiscono alla fine la visione "olistica" (totale, non frammentaria) del mondo umano, quale esito più proficuo del sapere contemporaneo. Per l'apertura e per le tesi verso cui mette in cammino, oltre che per il confronto analitico con la letteratura europea e angloamericana, il libro pone questioni e interrogativi non solo agli studi antropologici ma anche a quelli teologico-liturgici.
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