Levinas fenomenologo. Umano senza condizioni
Se dovessimo esprimere in un concetto l'interesse focale dell'intera indagine di Levinas, questo potrebbe dirsi il senso dell'"umano". Un'idea dell'"umano", scandagliata da ebreo e da filosofo senza però confondere mai le due anime, come "incondizionato": non l'assoluto filosofico - quell'astrazione somma che riconduce a sé tutte le cose - ma ciò che sfugge a ogni sorta di "condizione". L'umano si dà nella coscienza, è ciò che ci fa esseri incarnati che vogliono, pensano, amano, vivono; ma è eccedente perché il suo senso viene dall'altro. L'analisi levinasiana attraversa la fenomenologia di Husserl e Heidegger, come operazione di rischiaramento e comprensione, ma il suo sguardo va al di là dell'ontologia e si fa etica in quanto filosofia prima. In questa prospettiva, il volume inanella uno ad uno i suoi nodi fenomenologici decisivi, ricostruendo la fenomenologia del sonno, della passività, dell'attività, del corpo, dello spazio, del volto, della coscienza morale, della parola, del tempo. Un arcipelago di significati dell'umano "senza condizioni" che, superando il modello cronologico, funge da introduzione alla filosofia di Levinas e alle sue opere maggiori. Pagine che cercano di restituire la sensibilità esistenziale con cui Levinas esplora i luoghi filosofici dell'umano - servendosi di un linguaggio capace di mutare lo stesso vocabolario della filosofia del '900 - e al contempo vanno al cuore delle sue categorie.
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