Guglielmo di Saint-Thierry, Bernardo di Chiaravalle, Pietro Abelardo. Una controversia teologica del XII secolo
Che senso ha leggere oggi pagine scritte più di otto secoli fa? Quale significato può avere per noi sapere come e perché Guglielmo di Saint-Thierry e Bernardo di Chiaravalle accusarono Abelardo di aver elaborato e divulgato una theologia nova e come e perché Abelardo abbia tentato di difendersi da questa accusa? La vicenda si colloca in anni di trasformazioni molteplici e profonde, che potremmo definire di crisi, di "crescita". Era in questione il rapporto tra auctoritas e ratio, la possibilità di accostarsi alla sacra pagina con strumenti ermeneutici sempre nuovi, di valutare criticamente i contributi offerti dai Padri. Diverse e contrastanti furono le risposte della tradizione monastica da un lato e della nuova cultura delle scuole dall'altro. Si trattava di fissare i limiti che regolassero le relazioni tra intelligenza e fede, di trovare e proporre i modi in cui il messaggio cristiano poteva e doveva calarsi entro strutture temporali, politiche e soprattutto culturali, conservando tuttavia la propria genuinità. Sono problemi ardui, che ora, come allora, interrogano e coinvolgono nel profondo, mettendo alla prova il nostro vivere concreto, da uomini, nella storia. Problemi, mutatis mutandis, ancora attuali, che chi crede non può eludere. E giova non poco poterne leggere in pagine scritte parecchi secoli fa, perché da sempre la fede non ha vita autonoma, ma si incarna nel tessuto della vita collettiva, "nella storia".
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