Il sigillo dei santi. Profezia e santità nella dottrina di Ibn 'Arabi

Il sigillo dei santi. Profezia e santità nella dottrina di Ibn 'Arabi

I lavori di Asin Palacios, di Corbin, di Izutsu hanno fatto conoscere al pubblico occidentale la singolare figura d'Ibn 'Arabi. Nato in Andalusia nel 1165, morto a Damasco nel 1240, colui che è stato soprannominato Al-Shayk al-Akbar - il Maestro spirituale per eccellenza - esercita da otto secoli una grande influenza sulla mistica islamica, suscitando al contempo presso gli avversari del sufismo attacchi di una violenza estrema. Se i tratti principali della metafisica d'Ibn 'Arabi cominciano a essere conosciuti, la sua "agiologia" non è stata che solo parzialmente esplorata e costituisce la prima formulazione globale e coerente, nel pensiero islamico, di una dottrina della santità che ne definisce nell'insieme la natura e la funzione e precisa i criteri di una tipologia dei santi fondata sulla nozione di eredità profetica. Essa inoltre chiarisce il problema controverso dell'origine del "culto dei santi". L'opera di Michel Chodkiewicz, basata su un'analisi minuziosa dei testi, presenta i dati essenziali di quest'aspetto dell'insegnamento di Ibn 'Arabi. Esso si conclude con una descrizione dettagliata in due fasi - ascesa verso Dio, discesa verso le creature - del viaggio iniziatico il cui compimento fa del santo il necessario mediatore tra il Cielo e la Terra: così la fine dei santi non è che un altro nome della fine del mondo.
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