Nur. La luce nascosta dell'Afghanistan

Nur. La luce nascosta dell'Afghanistan

Quando nel 2011 Monika Bulaj partecipa alla TED Global Conference di Edimburgo con un intervento sui suoi viaggi in Afghanistan, nella sala regna un religioso silenzio. Il pubblico è catturato dalla potenza delle parole nonostante l'apparenza fragile della relatrice, che racconta anni di peregrinazioni ed esplorazioni solitarie, munita di una Leica e di un taccuino, alla ricerca dell'anima del popolo afghano. Oggi il suo reportage diventa un libro, attraverso il quale Monika racconta le sorti di una terra martoriata, devastata da anni di occupazione militare e di guerra, dove la donna è schiacciata dal tribalismo, i nomadi si estinguono perché non possono vagare e gli abitanti stanziali vagabondano per salvarsi, i bambini rischiano la vita per andare a scuola e l'oppio è la sola medicina dei poveri. Eppure le straordinarie fotografie, accompagnate da appunti di viaggio e riflessioni, contraddicono molti cliché e svelano un mondo inatteso e complesso che l'Occidente perlopiù ignora: l'Afghanistan non è solo un Paese oscurantista, ma è anche una terra di poeti, culla del sufismo, di un Islam tollerante, che lascia spazio a una società dignitosa, rispettosa di riti e tradizioni, dove "una straniera può essere accolta in una moschea e l'incantamento di chi arriva da lontano è vissuto come una benedizione". In un territorio vastissimo, che attraversa l'Asia centrale fino ai confini con il Pakistan, crogiuolo di etnie diverse - pashtun, turkmeni, beluci, uzbechi, kirghisi...
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