Architettura e arte dei gesuiti

Architettura e arte dei gesuiti

La genesi di questo libro e del simposio che ne è all'origine risale a molti anni addietro, a un'aula universitaria in cui, da studentessa, vidi per la prima volta proiettata su uno schermo una diapositiva del "Plutone e Persefone" di Bernini. A esserci mostrato, più esattamente, fu un particolare di questa straordinaria scultura - il pollice del dio premuto nella tenera carne di marmo della sua prigioniera - e l'assistente attirò la nostra attenzione sull'enfasi accordata alla sensazione: era un esempio - fu il suo commento - della sensibilità gesuita che dominava il gusto dell'epoca. Il tono del giovane insegnante lasciava intendere che il nesso tra arte barocca e Compagnia di Gesù fosse un fatto acquisito alla cultura, e poiché non avevo nessuna intenzione di mettere in mostra quella che ritenevo la mia immensa ignoranza, non chiesi che cosa quel pollice premuto avesse a che vedere con la Chiesa militante, i missionari martiri e le argomentazioni contorte, che erano tutti i 'fatti acquisiti' sulla Compagnia di Gesù giunti alle mie orecchie. Ma me lo chiesi. Fu deludente, in un primo tempo, non trovare una chiara spiegazione sulla Catholic Encyclopedia, ma mi rincuorai quando iniziai a capire, leggendo la letteratura sul barocco, che la mia ignoranza era, posso dirlo, ben fondata. Che la facile tesi dell'assistente avesse una qualche giustificazione saltava agli occhi: tutti menzionavano i gesuiti en passant, ma in cosa esattamente consistesse quel rapporto sembrava non essere mai l'oggetto specifico della ricerca. Esisteva, mi chiedevo, una sintonia intellettuale tra la Compagnia e quegli architetti e artisti, creatori di un corpus di opere che, pur in tutte le sue variazioni, appariva comunque segnato da un'espressione abbastanza comune da poter essere definita uno stile? Si sarebbero trovate le prove di una influenza diretta? Come si dovevano interpretare gli scritti di sant'Ignazio, le lettere rimasteci, i pagamenti documentati e la testimonianza dei propri occhi di fronte all'architettura, scultura e pittura del diciassettesimo secolo? Erano problemi seri, la cui soluzione poteva essere cercata in più direzioni. [...] (Dall'Introduzione di Irma B. Jaffe)
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