La litografia. Duecento anni di storia, arte, tecnica
Scorrendo, sulle riviste satiriche, le litografie di Gavarni e di Daumier o, più tardi, ammirando i manifesti di Chéret e di Toulouse-Lautrec, i parigini del XIX secolo (perché fu la Francia, per un lungo periodo, l'indiscussa protagonista della litografia) probabilmente non le consideravano opere d'arte. Si era comunque ben lontani dalla consapevolezza di Odilon Redon, che affermava "Sono stupito che gli artisti non si siano occupati più a fondo di quest'arte docile e ricca che ubbidisce agli stimoli più sottili della sensibilità." La litografia, del resto, era nata con tutt'altro scopo: il suo inventore il bavarese Aloys Senefelder, cercava soltanto un mezzo, meno oneroso e molto più efficace dell'incisione su legno o su rame per stampare partiture musicali, scritti o immagini. Di fatto egli aveva scoperto un nuovo, straordinario mezzo di espressione grafica. E molti artisti se ne sarebbero innamorati. Quest'opera, dovuta a Domenico Porzio e ad altri specialisti del settore, presenta l'evoluzione tecnica, le realizzazioni, i duecento anni di storia di quest'arte sorprendente (passando da Goya, Géricault e Delacroix a Fantin-Latour, Picasso, Mirò e Matisse fino alle ultime generazioni del Secolo appena trascorso), che i grandi maestri hanno adattato allo splendore del manifesto, alla preziosità dell'illustrazione, alla causticità della satira sociale, all'eleganza della cronaca di costume. Ricca e affascinante la documentazione iconografica, che comprende oltre 280 immagini.
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