Poesia e verità 1942. Testo francese a fronte
Accade spesso con i poeti che il loro nome, la loro popolarità, venga associata a poche poesie o anche a una sola poesia in particolare. Nel caso di Paul Éluard questa poesia è senza dubbio Liberté, un testo di ventuno strofe, più il verso chiave finale, che si snoda come una litania. Questa bellissima poesia, apparsa per la prima volta nella raccolta clandestina Poésie et verité 1942, quando la Francia si trovava già da due anni sotto il giogo dell’occupazione tedesca, ha immediatamente rappresentato il grido di liberazione di un intero popolo, tanto da arrivare in quello stesso anno a essere paracadutata in migliaia di esemplari dalla Royal Air Force britannica sul suolo francese. A quell’epoca, Paul Éluard era già uno dei poeti più importanti di Francia, fin dall’inizio strettamente legato all’esperienza surrealista. Lo scoppio della Seconda guerra mondiale e l’invasione della Francia lo hanno costretto alla clandestinità e ha cominciato a collaborare con la resistenza anti-nazista. Scrive Fabio Scotto nella prefazione che accompagna questa sua traduzione: «La bellezza e l’efficacia di questa poesia, una delle non poi così frequenti poesie “civili” riuscite e non inficiate dalla retorica e dalla rigidità ideologica, è dovuta principalmente al ricorso all’immagine surrealista, che lavora per associazioni d’idee sorprendenti e imprevedibili costruendo una crescente tensione che di quartina in quartina, con l’effetto litanico del refrain, e la fluidità legata alla mancanza di punteggiatura (lezione apollinairiana), produce una modulazione vocale da preghiera laica». E questa vocazione civile è ben presente anche nelle altre poesie che completano questa breve, ma fondamentale, raccolta, il cui titolo ripropone quello della famosa autobiografia di Goethe, vale a dire del più grande scrittore di quella stessa Germania di cui la Francia soffriva l’occupazione, quasi a testimoniare che esiste uno spirito di fratellanza ben al di sopra delle miserie umane.