Restare vivi
«Colpisce di questo libro, fin dalle prime poesie, il “tremore nascosto di ognuno”, oppure, similmente, un “delicato immortale brulichio / di fronte al mare”. Un vibrare che pervade tutto, come il respiro del tutto (come se il tutto fosse vivo, come vivo è ogni essere particolare). Al terrorista che uccide Olivieri scrive: “Caro terrorista (…) Respira, ricorda di come tua madre ti teneva la mano”. Ma non solo la madre, ogni cosa tiene per mano un’altra cosa. Questo è il tremore. Al terrorista Riccardo dice: non puoi uccidere nessuno, anzi, lo tieni per mano. Anzi, lui ti tiene per mano. Se non ci fosse lui, tu non potresti essere. Olivieri osserva, ogni verso è un’osservazione, di cose semplici e quotidiane, una persona, un gesto, gente in tram o per strada, e l’immagine si illumina come di una sabbia d’oro che rivela il sacro dell’essere. E nasce, immediata, una preghiera. Ecco, sono tre momenti: osservazione, illuminazione, preghiera. Preghiera per i vivi, ma anche preghiera per il tutto, perché il tutto protegga i vivi, e i vivi proteggano il tutto…» (Dalla prefazione di Claudio Damiani)