La casa del dolore. 1943-1944

La casa del dolore. 1943-1944

Queste memorie dal carcere militare di Clermont-Ferrand, tradotte qui per la prima volta, offrono ai lettori italiani un commovente spaccato di quella che è stata la Resistenza in una Francia che, a partire dal 25 giugno del 1940, aveva conosciuto la brutale occupazione nazista e il vergognoso collaborazionismo del governo di Vichy. Il 2 novembre del 1943, Camille de Hody e la moglie Geneviéve Utard vengono arrestati e tradotti in prigione, a causa della denuncia del padrone di casa, membro della Milizia filotedesca. Da quel giorno, Camille e Geneviève, che hanno dovuto lasciare le loro tre figlie, condividono il destino di tanti altri prigionieri, vivendo la dura realtà della prigione, in attesa di una liberazione più volte preconizzata ma sempre irrimediabilmente delusa, fino alla tragica separazione, quando Geneviève lascia il carcere e Camille viene invece mandato come prigioniero politico al campo di deportazione Royallieu-Compiègne e da lì a Mauthausen, dove troverà la morte il 12 aprile del 1945, a tre sole settimane dall’arrivo degli americani. Questi ricordi di Geneviève ricostruiscono l’angoscia di quei giorni, offrendoci straordinari ritratti dei personaggi incontrati: gli altri prigionieri, certo, ma anche le guardie, i soldati e gli ufficiali della Wehrmacht, le SS, i traditori collaborazionisti… Sono pagine di grande spessore umano, ma non solo: Geneviève Utard de Hody sente soprattutto il bisogno di darci la sua testimonianza più completa: dolorosa, certo, e dagli sviluppi ancora più tragici, ma senza rinunciare a raccontarci anche le poche oasi di pace, gli ultimi giorni vissuti accanto al marito, la grande solidarietà tra i detenuti; e tutto senza mai indulgere nel facile sentimentalismo, ma con una sobrietà, e persino con un’ironia, davvero sconvolgenti. Il destino ha voluto che fosse una delle tre figlie – la più piccola, Edith, da tanti anni residente in Italia (e ben nota per la sua attività artistica e di scrittrice) – a raccogliere e tradurre queste memorie, che restano, come scrive François Georges Dreyfus nella prefazione, «un documento di prim’ordine tra le grandi testimonianze della storia dell’occupazione». Prefazione di François Georges Dreyfus.
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