A. L'abbandono
«...Questo nuovo libro di poesia di Fabio Scotto è sorprendente, perché la ferita straziante prodotta nell'anima dall'abbandono da parte della donna amata stilla dolore in gocce di poesia pura. Si potrebbe dire che esso rappresenta il versante disforico della raccolta 'In amore' pubblicata qualche anno fa dallo stesso autore, ma bisogna avvertire subito che il testo ha una completa autonomia. Anzi, più che di una aggregazione di liriche, si tratta di un libro vero e proprio, strutturato come un lungo prologo costituito da una lettera in versi d'ispirazione dichiaratamente majakovskiana, seguito da una serie di più o meno brevi frammenti lirici, che penetrano nell'animo come una sequenza di punte tanto luminose quanto lancinanti. Ciò conferisce al macrotesto un carattere in certo senso poematico che trascende la naturale empiria del testo lirico, sicché il libro si legge come un continuum, uno sbocco o sgorgo inarrestabile di sofferenza sublimata in parola. I versi non servono, nella fattispecie, a esorcizzare la pena, non hanno sapore dolciastro e consolatorio. La successione delle poesie ha semmai l'intensità di una serie di trafitture appunto, tanto è cocente il senso della perdita e del passato irremeabile...» (Dalla prefazione di Stefano Carrai)