E la colpa rimane
"... Uno dei cardini poetici di 'E la colpa rimane' risiede nell'incombenza allusiva a un pregresso, a un passato in contrapposizione a un divenire ('quando tutto è ormai stato' recita il titolo di una sezione), evidenziato sin dalla congiunzione 'e' che inaugura il titolo e che riporta con immediatezza il lettore a un vissuto, anche esistenziale se si vuole, ma di primo impatto definibile quasi come generazionale... Il poeta, nel suo continuo interrogarsi, sempre sostenuto con levità sul pedale dell'autoironia e della leggerezza, sembra ormai aver 'preso le distanze', aver 'sconfinato verso un dove / che non misura i passi'. In altre parole è andato oltre se stesso dopo aver 'capovolto la clessidra / e guardato gli anni / tuffarsi / nel tonfo dell'esistenza'. Ed è in questa interrogazione sullo scorrere del tempo in relazione alla propria esistenza che Paolo Lisi inaugura in 'E la colpa rimane' un rinnovato capitolo del proprio fare poetico provando a imprimere sulla 'tela del divenire' tutti i colori dell'essere." (Dalla prefazione di Francesco Napoli)
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