Elegie del terrore. Gulag
"Conosco la pena, ignoro la colpa": così dice un detenuto del lager che è uno degli involontari protagonisti di questa memoria poetica su una delle più infami tragedie del secolo scorso, quella dei gulag staliniani. L'essere consapevoli della propria inespiabile condanna e, insieme, il non poter collegare quella condanna a nessuna delle nostre azioni: forse niente c'è di più umanamente tremendo di questo. In realtà è che la colpa non esiste, e questa non esistenza non ammette neppure l'eventualità dell'errore, magari inconcepibile eppure anch'esso umano: ammette soltanto la tragedia, l'inesorabile tragedia personale di milioni di persone senza colpa. Con questa piccola e intensissima Spoon River da uno dei luoghi più neri del nostro passato recente, Mario Lucrezio Reali assolve a un debito contratto fin dai tempi dei suoi studi universitari alla facoltà di chimica di Mosca, quando gli capitò di incontrare un sopravvissuto dai gulag. Luoghi reali e fatti autentici, dunque, dall'autore annotati durante i tanti anni trascorsi nell'Unione Sovietica e riportati qui non allo scopo di farne un'ennesima, pur importante, 'cronaca', ma per dare loro quell'anima che solo la poesia sa dare alla memoria storica, anche là dove persino la bellezza pare doversi ritrarre pietosa di fronte all'aberrazione del Male.
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