Paralleli consolatori. Testo tedesco a fronte

Paralleli consolatori. Testo tedesco a fronte

Non sono consolatori questi 'paralleli', come gaia non è la 'scienza' nietzscheana, ma testimoniano di una lotta condotta con l'arma che sempre più appare la sola consegnata alla solitudine dell'uomo: la parola. Kolleritsch si muove nell'alveo di una tradizione illustre, europea e mitteleuropea, la cifra della sua poesia è ora alta e remota, ora dimessa e sottomessa alla quotidianità, gronda pensiero e coscienza, materializza l'astratto, rende metafora e mito i reperti della realtà. Kolleritsch nuota nel mare che fu di Hoffmansthal e di Rilke, di Trakl, e di Musil, ma anche di Benn e di Pound e, soprattutto, di Celan. L'acutezza dello sguardo speculativo e la consuetudine con il pensiero di Heidegger e di Wittgenstein - e, sempre operante, l'alto magistero di Hòlderlin - gli permette di sciogliere, senza residui, il corpo opaco di una fenomenologia a tratti spieiata in significanti assoluti, ab-soluti, liberati dalla costrizione del significato ma non dalla responsabilità della nominazione, che è sempre, in poesia, significato ulteriore, viaggio al di là del confine, esplorazione di plaghe disabitate dove il suono della parola si confonde con il suo silenzio: "trovar scampo nella parola, / che vuole divenire carne, / mortale". Mario Specchio
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