Trentacinque sonetti
Nel 1918 usciva a Lisbona una piccola raccolta di poesie inglesi di Fernando Pessoa. Il suo titolo era semplice e al tempo stesso evocativo: "35 Sonnets". Lo scrittore vi aveva raccolto i suoi sonetti shakespeariani, che aveva iniziato a comporre dal 1910. Perché Fernando Pessoa, per la sua prima pubblicazione autonoma, sceglie come modalità poetica il sonetto elisabettiano? Egli lo elegge a suo mezzo espressivo perché in sé esso racchiude molto di ciò che Pessoa voleva far conoscere della sua poesia nel momento del suo esordio 'pubblico'. I giochi di parole, le iperboli, i preziosismi e le 'subtilezas', suprema espressione del 'desengano' secentesco, immediatamente riconducono i suoi versi novecenteschi nell'alveo, appunto, di quel 'disinganno'. La scelta del metro dei poeti 'metafisici' elisabettiani permette al portoghese di connotare la sua poesia fin dal primo sonetto, di disancorarla dalla riflessione amorosa o dei sensi, per dirigerla verso l'espressione dell'inconciliabile divergenza tra essere e sembrare, alla volta di quella che potremmo definire la poetica della maschera... (Dalla prefazione di Ugo Serani)
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