Diario di poeta e mare. Testo spagnolo a fronte
E stato giustamente rilevato che con il Diario di poeta e mare (1917) s'inaugura il secondo tempo della poesia juanramoniana; e se è vero che al momento del suo viaggio negli Stati Uniti Juan Ramon Jiménez (1881-1958, Premio Nobel per la letteratura nel 1956) è già un poeta riconosciuto discepolo del maestro nicaraguense Rubén Dario e amico di Antonio Machado e Miguel de Unamuno - è pure vero che è proprio a partire dal Diario, e con le raccolte immediatamente successive Eternità, Pietra e cielo, Bellezza, che il poeta si fa 'maestro' a sua volta, diviene capofila di tutta una nuova fioritura di poeti di poco più giovani, da Garcia Lorca a Salinas, da Guillén ad Alberti. "Che cos'è, nella sua essenza, il Diario di poeta e mare?", si chiede Francesco Tentori Montalto nella prefazione a questo volume: "La definizione migliore è quella che ne dà il poeta stesso chiamandolo 'breve guida d'amore in terra, mare e cielo'; purché con amore s'intenda non tanto quello che guidò Juan Ramon da Madrid a Moguer, Siviglia, Cadice, Jerez, sul transatlantico per New York, e di qui a Boston e ancora a New York, nel New Jersey, a Philadelphia e Washington, ora in compagnia di Zenobia che aveva appena sposato; ma, soprattutto, quello di cui il poeta arde per la vita universale e indivisa...".
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